Nell’ambito del corso di Sociologia della Comunicazione e dei media e dei Laboratori di Etnografia della Comunicazione online e di Comunicazione Istituzionale, tenuti presso il Dipartimento di Economia Management e Territorio (DEMeT) dell’Università di Foggia, con le studentesse e gli studenti abbiamo costruito un percorso in cui teorie, nozioni e casi concreti si sono intrecciati per comprendere le diverse sfaccettature della comunicazione e soprattutto di come gli stili comunicativi a livello micro delle relazioni interpersonali, a livello meso delle organizzazioni e a livello macro dei territori si definiscono e si influenzino reciprocamente. Tra le principali distinzioni, emerse durante il corso, ricorre la differenza tra comunicazione emancipativa e comunicazione manipolativa: la prima volta, tra l’altro, alla strutturazione di relazioni sociali significative e alla costruzione di identità (individuale o collettiva), la seconda invece basata sulla capacità di determinare forme di subordinazione (cognitiva, culturale, sociale).
Nel passaggio dal corso di Comunicazione e Media alle esperienze empiriche dei Laboratori, ho ritenuto opportuno far riflettere e confrontare studentesse e studenti sulla comunicazione nel mondo delle imprese e delle professioni, concentrando l’attenzione su un caso-studio proveniente dal mondo dell’industria alimentare. Ancora una volta, approfittando della collaborazione a fini di ricerca-intervento tra il Dipartimento e l’azienda Molino De Vita, ho proposto un seminario in cui percorrere le fasi principali per l’elaborazione di una strategia comunicativa: analisi dei bisogni, risposte strategiche e tecniche. I concetti chiave del seminario sono stati narrazione, radicamento e identità.
Il titolare dell’azienda, Nicola De Vita, ha raccontato l’evoluzione della sua realtà imprenditoriale, evidenziando il momento di rottura iniziale, in cui ha deciso di cambiare mestiere e seguire così la tradizione di una famiglia, la sua, legata al territorio e a quanto esso produce. È stato importante far notare come l’innovazione, rappresentata nel caso di Molino De Vita dalla tecnologia industriale guidata dall’intelligenza artificiale, sia stata piegata ai valori della tradizione, della qualità e del rispetto quasi sacro per l’ambiente, considerato anche dal punto di vista paesaggistico.
Il connubio azienda-territorio viene ricalcato nel secondo intervento, tenuto dal Presidente di Rete del Mediterraneo, che cura gli aspetti comunicativi e di marketing di Molino De Vita. Vincenzo Dota ha sottolineato il radicamento identitario dell’azienda nel territorio di appartenenza, che non viene sfruttato soltanto per porre in luce la bontà dei prodotti e la virtuosità della realtà imprenditoriale, ma allarga la narrazione ad altri prodotti di qualità del medesimo territorio, compresi quelli immateriali (cultura, storia, personaggi illustri, bellezza dei luoghi). Ciò è possibile sempre grazie al connubio tra innovazione tecnologica, in questo caso rappresentata da un QR-Code, e il valore della difesa identitaria locale. Infatti, il progetto portato avanti ha come nome localtourism.it. Tale strategia facilita la conoscenza di un territorio specifico a un consumatore-turista, che così può superare l’approccio meramente consumista e soddisfare le esigenze di approfondimento del luogo visitato.
Tuttavia, oltre alle strategie occorrono modalità specifiche per narrare un’identità, perciò la scelta è caduta su un metodo, che fa della narrazione l’elemento principale delle tecniche, che da esso derivano: lo story telling. La docente Brigida Clemente ha illustrato l’importanza antropologica, sociologica e pedagogica del saper narrare e di come esso sia emancipativo per le identità, le relazioni e i legami con il territorio, perché consente di elaborare conoscenze di sé e dei luoghi di appartenenza, stimolando orgoglio e restanza (resistere e restare).
Infine, non meno importante è il concetto di bellezza, ben snocciolato dall’architetto Michele Stasolla nell’ultimo intervento, caratterizzando materialmente la comunicazione aziendale. Anche in questo caso, l’estro creativo del professionista connette innovazione e tradizione, perché con i suoi disegni inserisce esteticamente nelle forme e i colori del paesaggio il radicamento dell’azienda committente, plasmandone i profili in legno, pietra e metallo, in modo tale che il singolo elemento non tradisca ma concorra alla bellezza del tutto. Il messaggio è che anche l’architettura industriale non solo deve saper comunicare funzionalità, ma rispondere ad altre aspirazioni proprie dell’animo umano.
Al seminario ha aderito l’Ordine dei giornalisti, che ringrazio per la sensibilità mostrata per le tematiche della narrazione, delle identità territoriali e per l’orgoglio di appartenenza secondo una comunicazione di tipo emancipativo e non manipolativo, per dirla con Habermas. Ringrazio anche i giornalisti presenti, il cui interesse per le strategie e le tecniche narrative si è dilungato, obbligandomi piacevolmente a un’ulteriore ora di discussione, finalizzata anche a costruire percorsi di formazione ad hoc per loro.
Infine, ringrazio i relatori, la cui chiarezza espositiva e connotazione emotiva hanno tenuto i presenti attenti per due ore. Su tutti ringrazio gli studenti e le studentesse, che oltre a essere molto attenti mi stanno già facendo pervenire le loro personali riflessioni sui contenuti seminariali.