Non sappiamo se siano state la sue origini contadine, sempre rivendicate con orgoglio, o la frase di Carlo Levi: “le parole sono pietre usiamole non per alzare ancora muri ma per costruire”, la spinta propulsiva che questa mattina ha animato l’entusiasmo con il quale Nicola De Vita, amministratore unico dell’omonimo mulino di Casalvecchio Di Puglia, ha accolto una delegazione senegalese nel suo impianto molitorio sui Monti Dauni.
La delegazione era composta da Abdoul Mbaye: ex primo ministro Senegalese, Moustapha Seye: impenditore, Serigne Youssou Mbacke: guida religiosa insieme ad alcuni esponenti di CASA SANKARA, una organizzazione di volontariato di San severo.
L’incontro di questa mattina costituiva la seconda fase di un progetto, più ampio ed articolato, partito negli scorsi mesi e dal nome evocativo: "Sustainable Bridge from Italy to Senegal", che mira a creare un ponte tra l'Italia e il Senegal per promuovere la coltivazione del grano duro italiano e avviare un ciclo di filiera che comprenda anche la macinazione. L'obiettivo è di realizzare un progetto di sperimentazione di coltivazione e macinazione del grano duro in Senegal, che potrà contribuire all'espansione dell'imprenditoria italiana in una parte del mondo in cui la produzione agro-alimentare italiana è riconosciuta come eccellente. Il grano prodotto sarà commercializzato con il marchio "Riaccolto" che fa parte della filiera etica di Casa Sankara per la commercializzazione del pomodoro. In questa fase sperimentale gli ettari da utilizzare saranno 57 che non è un numero casuale in quanto è la stessa quantità di ettari con i quali è cominciata l’avventura imprenditoriale di Nicola De Vita con il suo MULINO.
La sperimentazione comincerà nel territorio della città di Touba, importante centro nel Senegal centrale.
Tuttavia, l'aspetto sociale è il motivo principale che ha spinto De Vita ad impegnarsi in questo progetto. La tratta di esseri umani, la morte in mare e la clandestinità rappresentano un fenomeno odioso che richiede un contributo per cambiare la prospettiva. Ecco perché l’imprenditore dei Monti Dauni ha sentito il dovere di agire direttamente nel continente africano, fornendo loro un'opportunità per restare e non essere costretti a partire. Questa strategia diventa, così, un modo per contrastare questo fenomeno e fornire una prospettiva più positiva per la vita di ogni essere umano. Il progetto "Sustainable Bridge from Italy to Senegal" non solo mira a combattere il caporalato e lo sfruttamento nei campi, ma anche a garantire uno sviluppo sostenibile attraverso un'integrazione sociale e produttiva che bene fa alla vita di ogni essere umano che deve essere considerata inestimabile da tutti e sempre, non solo a Natale.