IL FONDATORE
Michele Guerra era ancora un ragazzo quando all’età di 20 anni è stato costretto a immigrare al nord in cerca di lavoro, così si trova a lavorare come operaio dequalificato alla catena di montaggio della grande fabbrica Italiana automobilistica di Torino. Qui i ritmi di lavoro erano elevatissimi e l’operaio era costretto a ripetere per ore lo stesso movimento in tempi strettissimi, sotto il controllo dei capireparto e dei cronometristi.
Michele Guerra ci racconta: “Una notte, mentre ero addetto alla produzione delle carrozzerie dei modelli 850 e 128, assistetti all’atroce fine di due giovani operatori addetti alla manutenzione delle presse”.
Questo evento segnò la sua vita e penserà sempre a quella tragica notte.
Michele Guerra durante il periodo dell’autunno caldo degli anni 1968-1970 caratterizzati dalle lotte operaie e studentesche si trovò a dover combattere insieme agli altri operai che rivendicavano i diritti lavorativi e migliori condizioni di lavoro in base alle proprie capacità produttive.
Circa tre anni dopo nel 1970 decise di abbandonare questo lavoro di operaio sottovalutato poiché ottenne una borsa di studio per un periodo di formazione a Ravenna che durò all’incirca due anni. Completato il periodo di formazione passò il test a meraviglie e risultato idoneo venne mandato a Manfredonia, sua città natale per avviare lo stabilimento petrolchimico dell’Anic, Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili, del gruppo ENI.
La storia del Pompiere Michele
Un altro importante evento che lasciò un segno in Michele Guerra risale proprio a questo periodo della sua vita, quando si trovò tra le fiamme nello stesso stabilimento petrolchimico.
Era il giorno 17 maggio del 1984, giorno di San Pasquale, quando alle ore 17:40 si sentì un suono lugubre della sirena di allarme antincendio che squarcia il silenzio che regnava nella caserma dei Vigili del Fuoco dello stabilimento petrolchimico ANIC-SD nella piana di Macchia di Monte Sant’Angelo alle porte di Manfredonia. Alcuni errori ritardarono il loro intervento e quando arrivarono, trovarono le fiamme alte fino a 100 metri accompagnate da forti boati provocati dallo scoppio di bombole di Acetilene presenti in reparto che li sfioravano e fu un vero miracolo che non li colpirono. Noncurante dei rischi del fuoco distruttivo, continuarono l’opera di spegnimento.
In quei concitati attimi in nostro Michele Guerra si rese conto dell’imminente pericolo costituito dalle fiamme che lambivano 3 vicini serbatoi contenenti ciascuno 10 metri cubi di Cloro (CL) una micidiale sostanza chimica che una volta inalata a contatto con l’umidità delle prime vie aeree avrebbero provocato la loro morte improvvisa e di tutte le persone intervenute per affrontare l’emergenza. Con grande prontezza di riflessi Michele Guerra fece posizionare 5 cannoni che erogavano getti di acqua nebulizzata sotto pressione sulla superficie dei sigari di cloro allo scopo di raffreddarli e proteggerli dal calore radiante per evitare che scoppiassero e provocassero una catastrofe di notevoli dimensioni che avrebbe potuto anche interessare gli abitanti della vicinissima città di Manfredonia. Fu così che il pompiere Michele Guerra e i suoi valorosi Vigili del Fuoco, salvarono molte vite umane.
Contributo di Angelica Grilli