Il 2017 è l’anno della rinascita per due uomini con un’esperienza ventennale nel settore della vinificazione e spumantizzazione, Antonio Pisante e Leonardo Battello. I due, dopo una vita lavorativa ricca di esperienza e passione, decidono di creare un progetto nuovo e tutto loro incentrato sulla produzione di vino spumante, impregnata di nuove note ricche di storia e cultura tipiche delle terre sanseveresi.
Volendo cavalcare l’onda della novità e di qualcosa che potesse essere in grado di suscitare curiosità, i due decidono di far emergere anche dal nome della loro cantina la storia e l’influenza che San Severo ha avuto nel corso del tempo. La chiamano Pisan Battèl, il cui nome deriva dalla distorsione dei loro cognomi e da un mix del dialetto della zona influenzato dalla lingua francese a causa di antichi assediamenti.
I due imprenditori e viticoltori definiscono questa loro iniziativa in modo molto particolare e il loro progetto “al contrario”. Entrambi partono da una esperienza che nasce dalla terra e dalla produzione in campo e solo in un secondo momento si affacciano alla parte commerciale e produttiva.
La cantina Pisan Battèl viene definita da uno dei soci fondatori come una cantina nazionale e internazionale. Antonio Pisante dice che il loro modo di operare è caratterizzato dalla visione ad ampio spettro ma, allo stesso tempo, dalla volontà di mantenere la tradizione e la tipicità del panorama interno nel quale operano. Non a caso collocano la loro cantina proprio nel centro storico del piccolo comune pianeggiante.
Antonio si dedica alla parte della produzione che lo vede impegnato nella cura dei vigneti e nella fase di vinificazione che termina con il tiraggio, ossia il primo imbottigliamento che precede l’affinamento e le altre fasi. Leonardo Battello, invece, si occupa della parte commerciale e di tutte le fasi successive a quelle portate a termine dal socio, fino alla fase di stoccaggio a temperature naturali delle loro 25.000 bottiglie annue, nella cantina settecentesca.
Pisante, inoltre, afferma che una delle fasi più importanti e cardine della produzione sia la prima fermentazione. Ritiene che in questa fase si pongano le basi affinché un prodotto possa diventare interessante e longevo, di conseguenza, lo considera come un momento molto delicato nel quale bisogna prestare attenzione a non sbagliare.
Egli definisce la loro offerta spumantistica assolutamente diversa e con degli obiettivi ben precisi; per spiegarsi meglio fa riferimento al loro payoff: “passione per l’eleganza”.
«A volte si parla di Puglia e della potenza dei vini che qui si producono, ma noi riteniamo che sia fondamentale donargli eleganza. Un prodotto deve essere piacevole e trasferire questa caratteristica nella bevibilità» afferma. Dunque, la cantina situata nel piccolo comune italiano, punta a conferire fascino, eleganza e raffinatezza, tutte qualità che attirano l’occhio del cliente. Vogliono trasferire caratteristiche che suscitano sensazioni positive ed è importante che vengano seguite da altre analoghe che devono essere in grado di suscitare mediante un semplice odore o sapore con i loro vini spumante.
Pisan Battèl, grazie all’esperienza dei due soci messa al servizio del progetto, è una cantina continuamente rivolta all’innovazione e al miglioramento delle caratteristiche dei suoi prodotti e alla conquista sempre maggiore prima che dell’estero, del territorio italiano. Antonio confessa che totalizzare il numero di vendite in Italia sarebbe per loro una enorme soddisfazione e di volersi dedicare sempre più alla cura e promozione del territorio nel quale nasce la loro cantina. Salvaguardano costantemente l’ambiente nel quale coltivano e producono e puntano a farlo sempre in modo più rilevante, tra i loro progetti futuri infatti c’è quello di eseguire trattamenti differenti e biologici al fine di ottenere delle uve migliori.
Sebbene ritenga che il territorio non sia di aiuto sotto certi aspetti, ama identificare l’azienda nello stesso ed è fermamente convinto di agire in questo modo al fine di essere uno stimolo e di incentivare i giovani a fare lo stesso e a non “fuggire” dalle terre pugliesi.
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