Anche se arrivati alle abitazioni a notte fonda, le famiglie ospitanti li hanno accolti e fatti subito sentire un po’ a casa. Anche se con sole 3 ore di sonno, con zaino in spalla e tessera dei trasporti pubblici alla mano, si sono diretti al college per seguire le lezioni, girandosi intorno per le vie con sguardo incuriosito e un po’ timoroso di sbagliare strada e perdersi per una capitale sconosciuta. Ma la paura iniziale è subito svanita, grazie al clima accogliete che l’Irlanda e i suoi abitanti hanno saputo offrire. Le giornate iniziavano con le lezioni mattutine al college, coinvolgenti e stimolanti, dove affabili insegnanti proponevano attività e lezioni non solo sulla lingua, ma anche sulla cultura e la storia del paese in cui avrebbero vissuto per due settimane. Dopo un pranzo a sacco preparato dalle rispettive famiglie ospitanti, il pomeriggio procedeva con un’escursione, una visita o anche una semplice passeggiata per Dublino e dintorni. Parchi, vie e quartieri trafficati, luoghi di interesse, in due settimane hanno potuto apprendere uno stile di vita e confrontarci con una cultura che, seppure europea, è differente dalla nostra. La presenza di una doppia lingua, di una routine con orari opposti ai nostri, modi di fare e pensare diversi, in alcuni casi sono stati un ostacolo che sono riusciti a superare, in quel momento forse con difficoltà ma ora, a ripensarci, ci ridiamo sopra. Basta pensare che le visite nelle chiese, in Italia gratuite, nella capitale irlandese lo sono solo se si tratta di luoghi cattolici: i ragazzi sono rimasti spiazzati quando hanno visto un listino prezzi nella chiesa anglicana di San Patrizio.
Non sono mancate le gite fuori porta, per esplorare l’Irlanda rurale dei piccoli centri abitati e gli infiniti campi e colline verdeggianti. Quello che è stato compreso dalla macchina del turismo dell’isola di smeraldo, è come vada utilizzata qualunque attività per farne profitto: tornando da Glendalough, si sono imbattuti in una fattoria, dove il pastore ha parlato davanti ad un centinaio di persone del suo mestiere, mostrandoci come può essere addomesticato un cane per gestire un gregge, e coinvolgendo il suo pubblico facendo prendere in braccio agnellini e permettendo di dar loro da mangiare. In meno di mezz’ora, questo pastore delle campagne della contea di Wicklow, ha guadagnato mostrando cosa fa per vivere (è tanto difficile replicare questo nel nostro paese?).
A fine giornata, tornavano alle loro rispettive famiglie ospitanti che facevano trovare un piatto caldo, rifocillante dopo le pesanti giornate. Ma un difetto di essere italiani, è quello di essere abituati a mangiare bene, avendo come punto di riferimento la dieta mediterranea, e andando all’estero, è normale storcere il naso davanti ad un piatto locale. Ma la conoscenza di un paese e della sua cultura si fa anche a tavola, quindi salutando la pasta al pomodoro hanno gradito le cene a base di carne, verdure e patate.
Due settimane non sono lunghe, è il tempo sufficiente per iniziare ad integrarsi in un contesto straniero, apprezzandone i pregi e notandone i difetti, e un po’ di tristezza tornando in patria è inevitabile. E così che questi 21 ragazzi sono tornati all’aeroporto, con non solo i bagagli e souvenir, ma anche esperienze e orizzonti nuovi.
Contributo redazionale della corsista Luisa Procaccini
Foto della corsista Luisa Procaccini